Introduzione
Il 24 agosto 2020, la multinazionale francese del comparto oil&gas Total ha annunciato la firma di un memorandum d’intesa con il governo mozambicano.(1) Gli accordi siglati tra la Total e Maputo hanno come obiettivo la definizione di una strategia comune per contrastare l’insorgenza jihadista diffusasi nella provincia di Cabo Delgado, nel nord del Paese. Tale area è interessata dallo sviluppo del Rovuma LNG project per l’estrazione, la liquefazione e la commercializzazione delle risorse energetiche presenti nelle acque antistanti la città di Palma. La portata dei giacimenti è stata calcolata in circa 85 trilioni di piedi cubici di gas, che fanno del sito mozambicano uno dei dieci più grandi al mondo. Tuttavia, gli investimenti per circa $80 miliardi delle multinazionali coinvolte nel progetto sono messi in discussione dall’azione del gruppo armato di matrice jihadista al-Sunna-wa-Jammah, conosciuto localmente con il nome di al-Shabaab e inserito nel network dell’organizzazione terroristica transnazionale dello Stato Islamico.
Nella provincia di Cabo Delgado, dal 2017 sono stati registrati 538 eventi violenti associati alla milizia jihadista che hanno causato circa 1854 vittime e 200.000 sfollati interni.(2) Alle radici di tale insorgenza sono presenti numerosi fattori economici e sociali, come la marginalizzazione delle etnie di religione islamica in favore delle etnie minoritarie cristiane.(3) Secondo recenti studi, effettuati svolgendo interviste sul campo, il processo di radicalizzazione e la propaganda jihadista è in corso dal 2007.(4) Pertanto, la milizia mozambicana, i cui legami con lo Stato Islamico sono innegabili seppur poco chiari, gode di un diffuso supporto tra la popolazione locale.
Alla luce del progressivo incremento della minaccia armata nel nord del Paese e della rilevanza del progetto gasiero di Palma, il governo di Maputo ha attuato una risposta militare ibrida, che ha previsto l’impiego delle proprie forze di sicurezza in coordinamento con i contractor della compagnia militare di sicurezza privata-private military security company (PMSC), Dyck Advisory Group (DAG). La DAG è presente è presente nel sud del Mozambicodal 2017, doveha cooperato con le forze governative in azioni di contrasto al bracconaggio e al traffico di avorio e animali. In seguito all’acuirsi della crisi securitaria nella provincia di Cabo Delgado, le operazioni della DAG si sono concentrate nel nord del Paese a supporto delle forze di sicurezza, nel tentativo, fallito, di arginare l’insorgenza jihadista. Nonostante la cooperazione con la PMSC sudafricana, le forze di sicurezza mozambicane non hanno attuato una risposta militare efficace e, anzi, hanno finito per contribuire all’esacerbazione del conflitto armato. Le scarse risorse a disposizione delle forze governative e la loro scarsa preparazione hanno causato la perpetrazione di numerosi abusi sui civili, allargando la base del consenso del gruppo jihadista. Inoltre, tali abusi sembrerebbero coinvolgere anche i contractor della DAG. Complessivamente, la risposta ibrida alla crisi di Cabo Delgado appare confusa e senza una chiara strategia.(5) In quest’ottica, l’obiettivo dell’accordo siglato tra il Mozambico e la compagnia Total è di colmare il vuoto securitario determinato dall’insorgenza jihadista e dall’inefficace risposta delle forze governative e della DAG. La Joint Task Force che potrebbe emergere da quest’accordo non andrà a sostituire l’azione delle attuali forze in campo, ma vi si affiancherà a protezione degli asset, terrestri e marittimi, della compagnia francese. Inoltre, la futura Task Force prevedrà un contributo militare privato e uno governativo, in cui la percentuale di personale armato privato sarà maggioritaria rispetto a quella governativa, andando a sopperire alle mancanze qualitative e quantitative delle forze mozambicane. Tuttavia, seppur limitato alla salvaguardia delle infrastrutture energetiche, il dispiegamento di una nuova forza militare ibrida potrebbe far emergere ulteriori criticità, in una regione in cui è in corso una grave crisi alimentare, umanitaria ed economica. A ben vedere, le dinamiche securitarie mostrate dalla provincia di Cabo Delgadononcostituisconounelemento di novità per il contesto dell’Africa Sub Sahariana, anzi possono essere considerate il frutto di una progressiva normalizzazione di un approccio pluralistico alla sicurezza.(6) Il sempre più frequente ricorso alle PMSC nel continente africano è determinato da molteplici fattori e risponde, da un lato, a necessità contingenti delle società private che operano sul campo, dei governi locali e delle organizzazioni internazionali presenti e, dall’altro, appare come una parziale espressione degli equilibri di potenza dei principali attori esterni presenti nel continente.
Alla luce di quanto detto, l’obiettivo del presente articolo è analizzare quale sia il ruolo delle PMSC nel contesto africano e in un’ultima analisi considerare le prospettive per le PMSC in Africa e nello specifico in Mozambico. Pertanto, il lavoro è diviso in quattro sezioni. Nella prima è esplicitato il quadro normativo e internazionale all’interno del quale agiscono le PMSC. Nella seconda è considerata l’evoluzione delle PMSC nel continente africano. Nella terza si analizzano alcune delle PMSC presenti nel continente, africane e straniere.(7) In quella conclusiva, saranno presentati i risultati dei precedenti paragrafi con una valutazione di quello che potrebbe essere l’impiego delle PMSC in Africa, e in particolare in Mozambico, per favorire uno sviluppo sostenibile in linea con i dettami delle Nazioni Unite. La ricerca si basa sulla revisione della letteratura scientifica esistente e dall’analisi di report e fonti aperte.

Quadro normativo internazionale
Una Private Military Security Company è una società che offre servizi militari e di sicurezza, come il supporto logistico e militare alle forze governative, operazioni di training, protezione armata di persone, infrastrutture, edifici e convogli. Nel diritto internazionale non sono presenti norme o trattati che regolano in maniera diretta le PMSC. Tuttavia, il loro operato è soggetto al diritto internazionale e al diritto internazionale umanitario. Inoltre, i singoli Paesi possono presentare un quadro giuridico apposito che si applica sia alle compagnie che operano nei propri confini, sia per quelle ivi registrate. Da un punto di vista terminologico il termine maggiormente diffuso è PMSC, che corrisponde a sua volta alla fusione di due acronimi distinti. Il primo è private military company (PMC), che indica quelle società il cui personale è impiegato direttamente nei conflitti armati, a supporto di forze militari o in operazioni di training delle stesse. Con l’espressione private security company (PSC), si indicano quelle compagnie che si occupano della sicurezza di infrastrutture, persone e beni, anche di privati. Ad esempio, una società che fornisce supporto logistico a delle forze di sicurezza durante un conflitto armato è considerata una PMC; invece, una società che si occupa della sicurezza di un’infrastruttura, anche all’estero, è definita come PSC. Tuttavia, le differenze operative tra le due tipologie di provider sono molto labili e la maggior parte delle compagnie presenta una struttura ibrida. Pertanto, non essendo possibile una distinzione netta tra le due espressioni, nei documenti internazionali e nella letteratura scientifica è usato indistintamente l’acronimo PMSC.
L’accezione ibrida del termine PMSC è stata confermata anche dai due principali accordi intergovernativi che hanno tentato di definire un inquadramento per le PMSC. Pur non costituendo un obbligo legale, i memorandum siglati raccolgono le norme del diritto internazionale e del diritto internazionale umanitario cui sottostà l’operato delle PMSC sia in contesti di guerra, sia di pace. Le due principali intese sono il documento Montreux del settembre 2008 e l’International Code of Conduct for Private Security Service Provider Association (ICoCA). I due accordi si sovrappongono in diversi punti, tuttavia presentano una sostanziale differenza nella loro genesi. Difatti, il documento di Montreaux è un’intesa stipulata tra più governi, mentre l’ICoCA è uno standard promosso e a cui hanno aderito numerose compagnie di sicurezza privata.
Quello di Montreux è un documento intergovernativo concertato dal Dipartimento degli Affari Esteri svizzero e dall’International Committee of the Red Cross (ICRC) e siglato nel settembre 2008.(8) Ad oggi, il documento di Motreux è stato firmato da 51 stati, più alcune organizzazioni regionali come l’Unione Europea, la NATO e l’OSCE. Per la natura stessa dell’intesa non sono presenti Organizzazione Non Governative (NGO) e società private. L’obiettivo di tale accordo è stato quello di definire il ruolo degli Stati interessati dalle attività delle PMSC e ribadire il fondamentale rispetto del diritto internazionale e del diritto umanitario internazionale. Per quanto concerne la posizione di uno Stato circa le compagnie di sicurezza private, il documento di Montreux individua tre soggetti: il Paese dove la società è registrata (Home State), il Paese che usufruisce dei servizi di una PMSC (Contracting State) e il Paese dove la compagnia di sicurezza opera (Territorial State). Come ricordato in precedenza, l’accordo di Montreux non costituisce un vincolo legale, ma raggruppa le norme internazionali cui gli Stati sono soggetti e riporta alcune best practices che gli Stati dovrebbero adottare nella definizione del loro rapporto con le PMSC.(9)
L’ICoCa,(10) invece, è un codice di condotta direttamente rivolto alle PMSC, e non agli Stati, pertanto risulta complementare al documento di Montreux. L’accordo è stato siglato per la prima volta nel 2013 grazie all’interesse di molteplici stakeholder e oggi conta 146 membri, di cui 7 Stati, 100 PMSC e 39 Organizzazioni della Società Civile (CSO). Inoltre, sono presenti 4 società affiliate e 41 osservatori esterni (esponenti del mondo accademico, NGO e altri). Il codice ha l’obiettivo di regolare le attività delle PMSC e del personale da queste impiegato. Come il documento di Montreux, nella prima parte sono citate le norme internazionali che devono essere rispettate dalle PMSC e nella seconda parte sono riportati delle indicazioni operative circa la gestione e lo svolgimento delle attività di una società di sicurezza.
I due documenti, quindi, risultano complementari poiché sono diretti uno agli Stati, Montreux, e uno alle società private, l’ICoCa. L’adesione a questi progetti è volontaria e per l’ICoCa, inoltre, la società aderente deve rispondere agli standard qualitativi definiti dal codice di condotta. Tuttavia, pur essendo questo un primo passo verso la redazione di norme internazionali vincolanti, l’operato delle PMSC è definito, in larga parte, dalle leggi degli stati dove la compagnia è registrata, opera e con cui ha stipulato un contratto. Pertanto, i documenti intergovernativi, pur fornendo una raccolta delle norme internazionali, non sono esaustivi circa il quadro legislativo locale, che varia di volta in volta.
Infine, entrambi i documenti hanno cercato di definire con maggiore precisione la figura del contractor, spesso confusa con quella del mercenario. Le due parole indicano due soggetti differenti, tra cui tuttavia è arduo compiere una netta distinzione giuridica. La definizione di mercenario è riportata nella Convenzione delle Nazioni Unite sui mercenari del dicembre 1989 e ispirata alle definizioni contenute nell’Articolo 47 del Protocollo Aggiuntivo I del 1977, che a sua volta completa le regole contenute nelle quattro Convenzioni di Ginevra del 1949. La Convenzione del 1989 è entrata in vigore solamente nell’ottobre 2010 e all’articolo 1 definisce mercenario chi(11):

Pur non essendo presente tra le norme internazionali una definizione di contractor, questa può essere ricavata per contrasto, da quella appena citata di mercenario. La letteratura scientifica ha più volte messo in risalto come i due elementi, che costituiscono una discriminante per definire un contractor rispetto a un mercenario, siano ‘the desire of private gain’ e la nazionalità del soggetto considerato.
Pertanto, in linea generale un contractor può essere definito come un individuo che: è coinvolto in un conflitto armato o nella protezione di infrastrutture, persone e cose; non è mosso dal desiderio di guadagno personale e non è pagato direttamente dalle parti in conflitto; non è stato inviato da uno stato, ma appartiene a una società privata. Tuttavia, ad oggi nel quadro normativo internazionale non è presente una definizione giuridica di contractor. In quest’ottica, i due documenti intergovernativi sopracitati costituiscono una bozza di quello che potrebbe essere un futuro inquadramento nel diritto internazionale.
Le PMSC in Africa: un approccio pluralistico alla security

Analogamente a quanto accennato per il contesto internazionale, anche per il continente africano si registra l’assenza di un quadro normativo che regoli l’impiego e le attività delle PMSC a tutela dei contraenti, delle società stesse e della popolazione interessata. Le compagnie impiegate nel continente africano rispondono, quindi, alle legislazioni dei singoli governi e alle norme del diritto internazionale e del diritto internazionale umanitario, a seconda del contesto in cui operano. Per quanto concerne i documenti intergovernativi precedentemente ricordati, l’Unione africana (UA) li rifiuta entrambi, considerandoli dei processi non legali e privi di valore giuridico.(12) Se tale posizione di chiusura permane circa il documento di Montreux, siglato solamente da 5 Paesi africani, d’altro canto si rileva una certa apertura circa l’ICoCa da parte delle compagnie militari di sicurezza africane, in particolare di quelle somale.
Inoltre, nel 1977, l’Organizzazione dell’Unità africana (OAU) aveva redatto la Convenzione dell’OAU per l’eliminazione dei mercenari, ispirata a sua volta alle Convenzioni di Ginevra.(13) Tale documento contiene le medesime definizioni di mercenario riportate dalle Nazioni Unite e concede ai Territorial State la possibilità di giudicare le azioni compiute dai mercenari nei propri confini, oltre a vietare l’impiego di mercenari. La Convenzione è entrata in vigore nel 1985, ma con il passaggio da OAU alla UA la norma non è stata rinnovata ed è rimasta di fatto disapplicata sino al 2015. La Convenzione dell’UA per l’eliminazione dei mercenari ad oggi risulta formalmente in vigore, ma non è mai stata realmente applicata, malgrado l’evidente esigenza, alla luce dei dati disponibili, di rinnovare e attualizzare tale processo, considerando le dinamiche securitarie odierne dell’Africa, differenti dalla quelle della seconda metà del Novecento, quando la Convenzione è stata elaborata. Difatti ad oggi il continente africano, dopo il Medio Oriente, è la regione che registra il più alto tasso di impiego di contractor a livello globale. Secondo i dati riportati nel Private Security Events Database, che ha raccolto informazioni circa le attività delle PMSC dal 1990 al 2012, in Africa sono stati registrati 727 eventi violenti in cui risultano coinvolti i contractor, africani o stranieri.(14) Pur non essendo disponibili dati statistici più recenti, verosimilmente si può ipotizzare che negli ultimi otto anni il trend di crescita evidenziato nel biennio 2011-2012 sia stato confermato. Dal 2005 in poi, le PMSC sono state impiegate in molteplici contesti, molto piùcheinpassato,equestoècorrisposto ad una maggiore variabilità degli eventi in cui sono state coinvolte. Dalle attività di anti terrorismo al training delle forze di sicurezza, da azioni di dissuasione della pirateria ad attività di mitigazione del rischio (guardia armata a persone, infrastrutture e cose). A scopo esemplificativo, ma non esaustivo, si riportano alcuni eventi che hanno coinvolto i contractor delle compagnie di sicurezza, o ne hanno determinato il dispiegamento:
- aprile 2009, un peschereccio spagnolo è stato sequestrato nelle acque somale, l’anno successivo il governo spagnolo ha autorizzato l’utilizzodicontractorarmatiabordo delle imbarcazioni spagnole(15);
- maggio 2009, due norvegesi nella Repubblica Democratica del Congo (RDC) sono stati accusati di omicidio, dalle indagini emerge la loro appartenenza ad una compagnia di sicurezza;(16)
- nel 2015, l’ex Presidente della Nigeria Goodluck Jonathan ha confermato pubblicamente le indiscrezioni circa l’impiego da parte di Abuja di PMSC nel contrasto all’insorgenza jihadista nel nord-est del Paese(17);
- luglio 2016, in Sud-Sudan una PMSC cinese è stata coinvolta negli scontri interni tra le milizie locali; durante l’operazione i contractor hanno contribuito ad evacuare circa 330 cittadini cinesi(18);
- dicembre 2017, a Tongo Tongo in Niger, dei militari statunitensi sono oggetto di un assalto armato da parte di miliziani jihadisti e tra le vittime è presente anche un contractor(19);
- ottobre 2019, nella provincia mozambicana di Cabo Delgado, alcuni contractor di nazionalità russa sono stati brutalmente uccisi, probabilmente dai miliziani jihadisti. Pur non essendoci stata alcuna conferma ufficiale circa l’accaduto, nei mesi successivi Mosca ha parzialmente rivisto gli accordi militari siglati con Maputo.(20)
Questi eventi hanno dimostrato come il ruolo delle PMSC in Africa sia profondamente mutato rispetto agli anni Novanta, quando il loro impiego era una prerogativa dei governi o di forze parastatali che avevano come obiettivo quello di realizzare un colpo di stato.(21) In conseguenza di questa tipologia di servizi, nel continente africano si è diffusa una percezione negativa riguardo le compagnie di sicurezza private. In quest’ottica, nei primi anni Duemila i governi africani hanno progressivamente ridotto l’impiego delle PMSC, preferendo stipulare accordi militari bilaterali con la Francia, gli Stati Uniti e la Russia e coinvolgere le organizzazioni internazionali come le Nazioni Unite (ONU) o l’UA in missioni di peacekeeping e di training. Di contro, è stato incrementato il numero delle compagnie di sicurezza impiegate nella protezione di persone, asset ed edifici da parte di aziende del comparto energetico e minerario, delle ONG e anche delle Organizzazioni Internazionali, come la NATO, l’ONU e l’UA(22).
Dal 2010 in poi è in corso una sistematica diffusione nell’’impiego delle PMSC da parte dei governi, delle società private, delle ONG e delle Organizzazioni Internazionali. Il rinnovato interesse da parte degli apparati statali circa le compagnie di sicurezza private può essere letto come la sommatoria di più fattori che hanno influenzato in maniera sistemica questa scelta. Innanzitutto, anche alla luce delle frequenti collaborazioni tra i contractor e le Organizzazioni delle Società Civile e le ONG, sembrerebbe essere parzialmente mutata la percezione della popolazione locale circa i contractor. Un secondo elemento che ha contribuito all’incremento nell’impiego delle PMSC è rappresentato dagli scarsi risultati ottenuti in alcuni contesti dalle forze di polizia nel contrasto alla criminalità e nel garantire le condizioni minime di sicurezza. A sua volta questa criticità è stata determinata dal basso livello delle forze di sicurezza di alcuni Paesi africani e dalle scarse risorse a disposizione. Infine, il fattore che ha maggiormente influito su queste dinamiche securitarie è stato il mutamento delle minacce endogene ed esogene. Non più conflitti tra stati e colpi di stato militari, ma conflitti interni associati ad organizzazioni terroristiche, locali e transnazionali, e milizie non statali. Di contro, si sono drasticamente ridotti gli scontri armati tra Paesi.
Complessivamente, si può affermare che queste dinamiche, unite al frequente ricorso alle PMSC, hanno comportato un mutamento dell’approccio securitario nel continente. L’utilizzo delle armi, quindi, non è più una prerogativa dei governi, che hanno parzialmente rinunciato al monopolio della violenza, in favore di attori privati e di Organizzazioni Internazionali. Questo approccio pluralistico al tema della sicurezza è oggi alla base dell’ibridazione del monopolio della violenza, in cui le forze di sicurezza (polizia e militari) sono affiancate da contractor privati e forze internazionali, che contrastano le azioni dei gruppi armati non statali e di gruppi criminali.
La valutazione nel medio periodo di questo recente fenomeno storico richiede verosimilmente una maggiore distanza temporale per valutarne la portata e le implicazioni sul lungo periodo. Tuttavia, alla data odierna, si possono considerare almeno due conseguenze della tendenza in atto. In primo luogo, lo scarso coordinamento tra i diversi provider di sicurezza ha contribuito all’ulteriore marginalizzazione delle minoranze, etniche, sociali e economiche. In particolare, la creazione di numerose compagini di sicurezza locali ha sì ampliato il mercato del lavoro, ma in alcuni casi ha destrutturato i modelli di produzione locali, in particolar modo delle comunità rurali, senza prevedere dei meccanismi di compensazione. In secondo luogo, la normalizzazione dell’approccio pluralistico ha ridotto le resistenze politiche e sociali all’impiego di personale militare straniero nei propri confini, rendendo più probabile l’ingaggio di PMSC straniere.
PMSC straniere: Stati Uniti, Russia e Cina

In Africa, operano molteplici PMSC locali e straniere. La presenza di una specifica compagnia risponde innanzitutto alle logiche di mercato che regolano l’offerta di un dato servizio in un Paese specifico. In misura inferiore, ma non per questo irrilevante, e soprattutto per le grandi compagnie di sicurezza private, la scelta di quale PMSC impiegare è parzialmente influenzata dai rapporti di forza regionali e internazionali. In virtù della potenziale permeabilità di alcune PMSC straniere all’influenza degli Home State e degli opachi rapporti tra le parti, alcune PMSC sono state accusate di agire nel continente per conto di potenze straniere. Queste accuse, talvolta fondate, altre volte frutto di speculazioni, riguardano soprattutto le compagnie di sicurezza private statunitensi, russe e cinesi.
Prima di analizzare la presenza di alcune importanti PMSC straniere è importante sottolineare come gran parte del mercato securitario in Africa sia assorbito da compagnie locali, a loro volta accusate di perseguire obiettivi di carattere regionale. I due Paesi maggiormente attivi nel fornire PMSC sono Sudafrica e Uganda. Pretoria vanta una lunga tradizione nel comparto securitario, che ha determinato anche la redazione di apposite norme, raccolte nel Private Security Industry Regulation Act 56 del 2001.(23) Il provvedimento è entrato in vigore nel 2002 e ha regolato l’industria securitaria, anche instaurando un’autorità di vigilanza. Tra le più importanti PMSC ricordiamo la Executive Outcomes, attiva dal 1989 al 1998 e che ha operato durante le guerre civili dell’Angola e della Sierra Leone e la Dyck Advisory Group (DAG), la quale fornisce molteplici servizi ed opera in diversi Paesi, tra cui il Mozambico.
Se per le compagnie del Sudafrica le critiche circa il loro operato sono piuttosto rare e circostanziate, per quelle ugandesi risultano invece frequenti e basate su alcuni dati di fatto. La compagnia che più volte è stata sotto i riflettori della stampa internazionale è la Saracen Uganda, considerata vicina al Presidente ugandese Yoweri Museveni, al potere dal 1986.(24) La società ugandese è guidata dal Tenente Generale Caleb Akandwanaho, conosciuto anche come Salim Saleh e fratellastro di Museveni. La PMSC ugandese, oltre ad essere attiva in tutto il continente africano, ha operato e opera in Medio Oriente, in particolare in Iraq e Afghanistan.(25) Inoltre, è opportuno ricordare che la Saracen Uganda è una società satellite della sudafricana Saracen International, fondata nel 2000 in sostituzione della Executive Outcomes. Nessuna delle compagnie sopracitate ha aderito all’ICoCa, tuttavia l’Uganda è tra i cinque Paesi africani che hanno siglato il documento di Montreux.
A causa della scarsa chiarezza dei rapporti familiari che sembrano legare la Saracen Uganda al Presidente Museveni, la compagnia ugandese è stata spesso accusata di essere una sorta di braccio armato del Presidente, in patria e all’estero. Questa tipologia di accuse riguarda anche le grandi PMSC straniere presenti in Africa, soprattutto alcune compagnie delle principali potenze mondiali. Nello specifico, alcune società, la minoranza rispetto a quelle che operano nel continente, sono criticate per gli opachi rapporti che intrattengono con le forze governative dei rispettivi Home State. La presenza di tali società, secondo alcuni, non risponderebbe solo ad una logica di mercato, ma anche ad una precisa politica di potenza dei Paesi stranieri, in particolare di Stati Uniti, Russia e Cina.
Le compagnie statunitensi presenti in Africa sono molteplici, tra cui Academi, DynCorp International e Delta Protection. Tra queste società la più rilevante è la Academi, nata sulle spoglie della Xe services, a sua volta erede della Blackwater Security Consulting fondata nel 1997 da Erik Prince ex Navy Seal. Il fondatore della Blackwater ha lasciato la società nel 2010, fondando prima la Reflex Response, registrata negli Emirati Arabi Uniti (EAU),(26) e nel 2014 la Frontier Services Group (FSG) con base ad Hong Kong. In seguito alla nascita di queste due compagnie, le attività di Prince si sono concentrate soprattutto nel continente africano, incrementando le occasioni di cooperazione con le truppe statunitensi del commando AFRICOM, in particolare in Somalia.
La FSG è presente in Guinea, RDC, Sudan, Sud-Sudan e Kenya dove ha creato una rete aerea in grado di muovere con tempi rapidi personale militare e civili. Inoltre, le società di Prince possono contare su un radicato network in parte frutto della presenza sul campo della sudafricana, e già citata in precedenza, Saracen International. Le attività delle PMSC statunitensi comprendono attività di contrasto al terrorismo, alla pirateria e al bracconaggio, sostegno logistico alle truppe dell’AFRICOM, della NATO e delle missioni di peacekeeping dell’ONU e dell’UA, e protezione di privati (persone, infrastrutture ed edifici).(27) Gli Stati Uniti hanno aderito sia al Documento di Motreux, sia all’ICoCA, siglato anche da 14 PMSC statunitensi.
Di contro, né la Russia, né alcuna PMSC russa ha aderito ai due documenti intergovernativi. Come per gli Stati Uniti, anche per la Russia si segnala soprattutto l’attivismo di una compagnia, la Wagner. Formalmente quest’organizzazione non risulta registrata né in patria né altrove, un elemento questo che lascia aperti numerosi interrogativi circa la società russa.(28) La Wagner sarebbe stata fondata nel 1970 dall’ex colonnello delle forze speciali russe, Dmitriy Valeryevich Utkin.
Tra i principali finanziatori dell’organizzazione paramilitare sarebbe presente anche Yevageny Prigozhin, considerato da molti vicino al Presidente russo Vladimir Putin. In Africa, la Wagner appare presente laddove Mosca ha siglato degli accordi di cooperazione in materia securitaria ed economica con i Paesi africani, in particolare dal 2014 con RDC, Sudan, Madagascar e Mozambico. Meno opaca appare la posizione della Wagner nella Repubblica Centrafricana (CAR), dove la ‘PMSC’ russa svolge azioni di training delle forze di sicurezza, è in carico della sicurezza personale del Presidente Faustin-Archange Taoudéra e di alcune infrastrutture del comparto minerario.(29) Pertanto, seppur ci sia poca chiarezza su questa compagnia russa, sussistono sufficienti elementi per poter sostenere una maggiore predisposizione alla collaborazione con enti governativi, senza escludere del tutto cooperazione con enti privati.
A differenza delle grandi PMSC russe e statunitensi, i cui obiettivi talvolta non sono del tutto trasparenti, la presenza nel continente africano delle compagnie di sicurezza cinesi segue una precisa logica economica e politica. Difatti, dal 2013, la Cina è impegnata globalmente nella realizzazione del progetto della Belt Road Initiative (BRI), che ha l’obiettivo di creare dei corridoi commerciali che connettano la Cina al resto del mondo.(30) Tale iniziativa consiste nella realizzazione di numerose infrastrutture come strade, porti e ferrovie e nella firma di molteplici accordi commerciali bilaterali.
Nel continente africano, gran parte di questi progetti sono stati affidati a società cinesi, come la China Power Construction Company, la China Road and Bridge Corporation, la China National Petroleum Corporation e la Chinese Poly Group. In particolare, le società del comparto oil&gas si sono inserite laddove non erano presenti altri Paesi, spesso in contesti instabili come il Sudan e il Sud-Sudan.(31) Tale espansione economica, oltre a seguire una precisa strategia sul medio termine che ha portato la Cina ad essere il primo partner commerciale del continente, ha fatto sì che oggi in Africa siano presenti circa 300.000 cittadini di nazionalità cinese. Una così nutrita presenza sociale e commerciale ha richiesto, quindi, un radicale mutamento della politica estera cinese, tradotto nell’impiego di strumenti di hard power.(32) Per sostenere il cambiamento delle politiche securitarie cinesi, mantenendo l’equilibro tra la necessità di garantire la sicurezza dei propri cittadini all’estero e la detenzione del monopolio della violenza nei propri confini, nel 2009 è stata approvata la Regulation on the Administration of Security and Guarding Services.(33) A seguito della parziale liberalizzazione del comparto securitario, sono state fondate centinaia di compagnie militari di sicurezza private, attive sia in Cina sia all’estero. In Africa, le PMSC cinesi sono presenti essenzialmente laddove vi siano progetti di sviluppo della BRI e quindi in: Uganda, Kenya, Etiopia, Ghana, Lesotho, Madagascar, Sudafrica, Sudan, Sud-Sudan, RDC, Zimbabwe e molti paesi dell’Africa Occidentale.
Tra le molteplici compagnie di sicurezza cinesi che operano in Africa ricordiamo: la HuaXinZhongAn(HZXA) e la Hanwei International Security Services Co. Ltd specializzate in azioni di contrasto ai fenomeni di pirateria; la Bejing Dewe Security services; la Guanam Security & Technology; la Chinese Overseas Security Group; la China Security and Protection Group, fondata nel 1994 e con circa 30.000 dipendenti. Inoltre, come già ricordato, ad Hong Kong è registrata la FSG di Erik Prince. Le attività delle PMSC cinesi sono essenzialmente parallele a quelle che sono i progetti di sviluppo e gli investimenti della BRI, collaborando con le numerose aziende governative presenti nel continente. Se in una prima fase i servizi offerti dalle PMSC cinesi erano soprattutto di training e consultazione, negli ultimi anni queste compagnie in Africa hanno incrementato le attività di protezione armata, ampliando i potenziali contraenti grazie anche a dei costi più contenuti. Difatti, è stato calcolato che indicativamente il costo di 12 contractor cinesi corrisponda a quello di 1 contractor statunitense o britannico. Rispetto alle dirette concorrenti statunitensi o europee, le PMSC cinesi non godono di una lunga tradizione, ma i dati certificano una loro progressiva espansione commerciale. Pertanto, le compagnie di sicurezza cinesi oggi si propongono come un outsider nel quadro dell’offerta securitaria in Africa e possono essere, verosimilmente, uno strumento in grado di rafforzare indirettamente l’influenza di Pechino sul continente africano.
Come si è potuto verificare da questa breve rassegna circa le PMSC in Africa, le attività delle compagnie sono molto varie, sia per i servizi offerti, sia per i contraenti. Inoltre, è stato sottolineato come per alcune grandi compagnie di sicurezza, associate a grandi potenze internazionali, intrattengano con il proprio Paese di appartenenza rapporti poco chiari, spesso oggetto di critiche. Da un lato, Stati Uniti e Russia sono accusati di attuare una politica di potenza nel continente anche tramite le compagnie di sicurezza, dall’altro la Cina ha affiancato alla sua politica commerciale, un’azione muscolare maggiormente incisiva che potrebbe in prospettiva determinare contrasti con le altre potenze straniere.
Prospettive per le PMSC in Africa
Nelle precedenti sezioni è stato presentato il quadro di sicurezza della provincia di Cabo Delgado in Mozambico, per sottolinearne le criticità che hanno influenzato le operazioni delle forze militari presenti e che potrebbero determinare il dispiegamento di altre forze militari private. È stato quindi analizzato il quadro normativo internazionale all’interno del quale le PMSC agiscono per poi analizzare il ruolo delle PMSC in Africa e quali grandi compagnie sono presenti nel continente.
Alla luce di quanto detto, è emerso che l’impiego delle PMSC nel continente africano è molto diffuso e interessa sia soggetti governativi (Stati e Organizzazioni Internazionali) sia privati. Le PMSC svolgono azioni di combattimento, training e polizia a secondadelcontestonelqualeagiscono e delle richieste del contraente. Il loro impiego può andare a compensare le mancanze qualitative o quantitative delle forze di sicurezza governative, ma non vi si dovrebbe mai sostituire. (34)
Permangono dubbi circa il quadro normativo internazionale fallace che non tutela le compagnie, i contraenti e la popolazione civile interessata. Inoltre, il massivo impiego delle PMSC, laddove non è concertato anche con stakeholder locali, mostra delle criticità dal punto di vista umanitario e sociale, con potenziali rischi anche per i contractor stessi. In quest’ottica, tali criticità interessano maggiormente le operazioni militari, che hanno come principale contraente i governi, piuttosto che quelle di security, le quali risultano meno invasive. Pertanto, una valutazione prospettica circa l’impiego delle PMSC in Africa deve necessariamente considerare le operazioni compiute dalle compagnie di sicurezza, soprattutto in relazione alla tipologia di contraente.
Da un lato, le attività di security affidate a privati appaiono in espansione, in particolare nel comparto minerario ed energetico. Tuttavia, l’impatto che queste compagnie hanno sul tessuto sociale, economico e securitario della regione in cui operano è oggi minimo. Dall’altrolato, comeleattivitàdisecurity, le azioni militari appaiono destinate a incrementare, ma l’influenza che hanno sul quadro complessivo dell’area in cui sono dispiegate è rilevante. Tali missioni sono di combattimento o di training e affiancano o le forze militari governative (come in Mozambico), o quelle internazionali (ad esempio in Somalia e in Sud Sudan).
Dai dati raccolti, tra il 1990 e il 2008, l’intervento delle compagnie di sicurezza private al fianco delle forze governative risulta essere efficace nei conflitti caratterizzati da uno scarso livello di complessità, mentre tale efficacia non si registra nei contesti in cui sono coinvolte delle organizzazioni terroristiche.(35) In considerazione dell’incremento degli eventi violenti associati a organizzazioni terroristiche di matrice jihadista in Africa, il supporto delle PMSC alle forze governative non appare nel breve termine poter ridurre i livelli d’insorgenza.
In quest’ottica, la provincia di Cabo Delgado in Mozambico mostra la compresenza di entrambe le dinamiche sopra descritte. Difatti, dal 2017, nella lotta alla milizia jihadista al-Sunna-wa- Jammah, le forze governative sono affiancate dalla PMSC sudafricana DAG. Tuttavia, la scarsa preparazione e le risibili risorse a disposizione di entrambe le compagini militari, hanno rafforzato l’insorgenza jihadista, piuttosto che ridurla. Inoltre, in vista dell’inizio delle attività del Rovuma LNG project, la presenza di PMSC con funzione di security verosimilmente sarà rafforzata. In particolare, come testimonia il recente memorandum d’intesa tra il governo mozambicano e la compagnia francese Total(36), queste operazioni sarannovoltealla protezione del personale straniero, degli edifici e delle infrastrutture del progetto di sviluppo gasiero della città di Palma.
Tuttavia, anche in virtù dell’elevato livello di rischio rappresentato dal conflitto armato con i jihadisti, non sono presenti elementi sufficienti per poter ipotizzare una collaborazione tra le diverse compagini militari. In conclusione, si può affermare che il peso delle PMSC in Africa nei prossimi anni verosimilmente conoscerà un ulteriore incremento, sia dal punto di vista quantitativo, sia per l’impatto di tali operazioni sul contesto securitario e sociale. Le compagnie militari di sicurezza privata impiegate dalle forze governative e internazionali sono già parzialmente coinvolte in processi di peace enforcement e peace keeping, con alterne fortune. A ben vedere, affinché l’impatto securitario e sociale delle PMSC sia massimizzato, sarebbe necessario che le forze governative, le forze internazionali e le compagnie di sicurezza coinvolte, sia in operazioni militari sia di security, cooperino in maniera sistemica per promuovere dei percorsi di peace building sostenibili.
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La scarsa efficacia della cooperazione tra le forze di sicurezza mozambicane e la PMSC sudafricana è risultata evidente nell’agosto 2020, quando i miliziani jihadisti sono penetrati nella città di Mocimboa da Praia occupandone il porto, dopo un confronto armato della durata di circa due settimane. Tale azione è stata possibile, sia per l’incremento qualitativo delle azi- oni della milizia jihadista, sia perché le forze governative durante gli scontri hanno terminato le munizioni, i cui rifornimenti sarebbero stati a carico della DAG, cfr. Harding, Andrew: Mocimboa da Praia: Key Mozambique port ‘seized by IS’, BBC, 12 agosto 2020, consultato il 22 settembre 2020, https://www.bbc.com/news/world-africa-53756692
Enns, Charis, Andrews, Nathan, Grant, Andrew: Security for whom? Analysing hybrid security governance in Africa’s ex- tractive sectors, «International Affairs», vol. 96, no. 4, 2020, pp. 995–1013, DOI: 10.1093/ia/iiaa090
In questa sezione non si tratterà di molte altre compagnie militari di sicurezza privata presenti nel continente, come quelle ucraine, canadesi o del Regno Unito. Difatti, lo scopo di tale paragrafo non è fornire una rassegna completa delle PMSC che operano in Africa, piuttosto sottolineare come la presenza o meno di tali compagnie possa essere influenzata dalla politica estera delle maggiori potenze presenti nel continente: Stati Uniti, Russia e Cina. Tra queste potenze non è stata considerata la Francia, la cui strategia muscolare in Africa prevede un diretto e nutrito impiego di forze di sicurezza governative.
International Committee of the Red Cross: The Montreux document on pertinent international legal obligations and good practices for states related to operations of private military and security companies during armed conflict, Geneva, 2009.
Per approfondire le iniziative e le attività del processo di Montreux, si rimanda la Montreux Document Forum, https:// www.mdforum.ch/
Per ulteriori approfondimenti circa la genesi dell’ICoCa si rimanda al sito dell’istituzione, https://www.icoca.ch/en
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Tuttavia, si segnala che il i dati disponibili giungono appunto sino al 2012, Global Private Security Events, http://psed. siecenter.du.edu/
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